martedì 17 ottobre 2017

LE BELLEZZE DEL SALENTO


Trascorrere una giornata per visitare la costa orientale salentina fino al Capo di Leuca ne vale proprio la pena.  Le immagini che si presentano sono indescrivibili; il mare, la roccia, il verde, la varietà dei colori sono mozzafiato. Va per scontato che in un giorno non si riesce a percorrere la costa dalla zona settentrionale del brindisino sino a Santa Maria di Leuca, ma è già tanto averlo fatto. Buona passeggiata.





















sabato 14 ottobre 2017

acquisto dizionario etimologico dei termini dialettali salentini

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sabato 17 giugno 2017

CARDO DEI LANAIOLI


DAL DIZIONARIO ETIMOLOGICO DEI TERMINI DIALETTALI SALENTINI
CON PROFILI DI STORIA E CULTURA POPOLARE

Pettine: cardo dei lanaioli o scardaccione selvatico. Lat. pecten, deriv. pecto...ere, pettinare.. –– Dipsacus fullonum, pianta selvatica. “...per quanto riguarda qualche curiosità circa Il nome del cardo dei lanaioli, è molto utile sapere che il nome lanaioli sia stato attribuito a questa specie di cardo proprio perché fin dall'antico Egitto è stato largamente impiegato per le prime fasi della pettinatura dei tessuti, per poi terminare con l’avvento delle macchine nel diciannovesimo secolo; proprio per questo motivo il termine Follonum fa riferimento alla tecnica medioevale di fissaggio stoffe, meglio conosciuta come fullonica; il termine Dipsacus significa invece sete e deriva dalla conformazione puramente estetica della conca che le foglie creano durante la pioggia” (da, giardinaggio.it).
Foto di Cosimo Palese


venerdì 2 giugno 2017

ELICRISO IL FIORE PERPETUO

DAL DIZIONARIO DEI TERMINI DIALETTALI SALENTINI
Erva/fiùru te Santa Maria : Elicriso. Gr. ήλιος (elios) sole e χρυσός (criùsos) oro.
Erva/fiùru te San Giuvanni: Elicriso. Gr. ήλιος (èlios) sole e χρυσός (criùsos) oro.
Fiùru te Santa Maria, è dovuto al fatto che i suoi spendenti corimbi, come l’oro, non soggetti ad imputridire, erano particolarmente adatti alla confezione di ghirlande per onorare la madonna ed, inoltre, perché, come leggiamo nella storia della medicina, già dai tempi di Plinio e Dioscoride, sino quasi al XVIII secolo, era utilizzato dalle donne per regolare il flusso mestruale. Fiuru/erva te Sangiuvanni deriva dal fatto che veniva bruciata in falò agli usci delle case in onore della festa di San Giovanni” (itwikipedia.org).
Altri nomi: canapicchia, zolfino, semprevivo, scupa te Santa Maria, catecasu.
Mortìddhru, derivato da mortu, mortuus, perché la pianta si conserva inalterata anche dopo l’essiccamento ed anche perché, sin dai tempi più remoti, veniva usata per ornare le tombe e per confezionare corone funebri.
Il nome “scupa te Santa Maria” si ricollega invece al fatto che l’elicriso era adoperato per confezionare scope atte ad allontanare insetti, tignole e blatte dalle case.
Un tempo veniva bruciato negli interni per purificare l'aria. La pianta veniva utilizzata dai Romani per adornare le statue degli dei ed era legato al culto del Sole e al simbolo di eternità.
Habitat e diffusione: È pianta tipica dell’area mediterranea dell’Europa meridionale. In Italia è presente ovunque, seppure sia assai più diffusa al Centro-sud.Vegeta negli incolti e in luoghi aridi esabbiosi, dal piano fino all’alta collina,prediligendo le aree marittime, e di queste legarighe, rocce e le pietraie, formando macchie colorate.
“Il nome Helichrysum fu introdotto agli inizi del’700, in riferimento all’aspetto raggiato dei capolini di questa pianta e al loro colore dorato. Il nome infatti deriva dal greco “helios” che significa “sole” e “chrysos” che significa “oro”, e si riferisce appunto alla forma e al giallo dorato molto luminoso dei suoi fiori e al fatto che la pianta vegeta in luoghi molto assolati e caldi. L’Elicrisio, ha da sempre suscitato venerazione, essendo legato al culto del sole.Veniva considerato simbolo di eternità , in quanto il colore giallo-oro dei fiori si conserva con il tempo, dando illusione che non si secchino. Per questa ragione erano (e sono tutt’ora) molto utilizzati per le decorazioni. I sacerdoti greci e romani usavano incoronare le statue degli dei con questi fiori che “non si putrefanno mai” (biosphera.io/erbe).
Un antico proverbio dice: “Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso”. Un portafortuna, dunque, utile anche per propiziare incontri d’amore. Un mazzetto d’elicriso, lasciato essiccare tutto l’anno e poi fatto bruciare la notte di S.Giovanni, avrebbe permesso di conquistare la persona amata. Questa pianta è molto legata ai “rituali del fuoco” delle feste di San Giovanni. In alcune località della Sardegna ci si lavava le mani, al mattino della festa di San Giovanni, con l’acqua che, dalla sera prima, veniva preparata immergendovi mazzetti di questa pianta in numero dispari. In Gallura, durante la festa di San Giovanni, veniva utilizzato l’elicriso per alimentare i fuochi che venivano saltati dai ragazzi in coppia, maschio e femmina, tenendosi per mano, e così diventavano “cumpari e cumari de miccalori (nel Salento cumpare e cummare te maccatùru)“, (compare e comare di fazzoletto)”(blogspot.com).
L’elicriso è un prezioso alleato per la cute sensibile: viene utilizzato per rimarginare ferite e cicatrici, ma anche per contrastare la couperose. Viene utilizzata in numerose preparazioni per alleviare psoriasi, dermatiti ed eczemi.
Facilita la guarigione di ustioni ed eritemi solari, aiuta la guarigione dei geloni. L’aromaterapia posiziona l’olio essenziale di Elicriso tra i rimedi più efficaci per risolvere i problemi legati ad infiammazioni, dermatiti ed allergie.


DA ELICRISO.IT
Gli studi clinici odierni hanno dimostrato l’efficacia dell’elicriso nelle affezioni dell’apparato respiratorio, grazie alla presenza di olii essenziali, flavonoidi e triterpeni, oltre ad altri principi attivi, che con la loro azione sinergica, conferiscono alla pianta proprietà antistaminica, antinfiammatoria, espettorante e antibatterica.Infatti l’elicriso favorisce l’eliminazione del catarro bronchiale, attenua gli spasmi eccessivi dell’asma e le infiammazioni di origine allergica della mucosa nasale”(lerboristeria.com).

martedì 30 maggio 2017

COSA È IL BLUE WHALE?

COSA È IL BLUE WHALE?
È un gioco di adescamento on line, che prevede 50 prove in 50 giorni impartite da un cosiddetto “tutor” e che fa leva sull'autolesionismo dei teenagers. «I ragazzi devono capire che si tratta di fenomeni insidiosi, che prevedono la manipolazione psicologica della vittima per indurla a commettere atti contro se stessa», spiega Fabiola Silvestri, dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni.
GENITORI ATTENTI AI FIGLI.
È UN GIOCO MOLTO PERICOLOSO E ADESCA SOPRATTUTTO I RAGAZZI.

lunedì 29 maggio 2017

MAZZA TE SAN GISEPPE OVVERO ALTHEA ROSEA E ALTHEA ROSSA

DAL DIZIONARIO ETIMOLOGICO DEI TERMINI DIALETTALI SALENTINI DI COSIMO PALESE
Mazza te San Giseppe (o marvùne): malvarosa, o malvone. Althea rosea e althea rossa della famiglia delle malvaceae. Gr. Άλθαια (àltaia), altea, malva selvatica. Lat. matea, mazza.

Mazza ti San Giseppu” è legato al racconto dei vangeli apocrifi, secondo il quale i pretendenti della Vergine dovettero deporre sull'altare una verga e quella portata da da Giuseppe, ricavata da un oleandro, germogliò appena deposta, facendo ricadere la scelta su di lui...Althea è trascrizione latina dal greco althaia, a sua volta dal verbo althàino = curare, con riferimento alle proprietà medicinali della pianta” (da, terradotranto.it)











giovedì 25 maggio 2017

Foto fatte nel frantoio ipogeo situato all'interno del territorio a sud ovest del Salento

FRANTOIO IPOGEO NELL'INTERLAND
Le uova nel nido situato su una grossa macina adagiata per terra sono tre. Il terzo uovo, scivolato dal nido quando la colomba si è alzata in volo al rumore dei miei passi, è stato da me stesso ripreso e collocato al suo posto. Il terzo uovo lo si riconosce perché leggermente più sporco nella fuoriuscita essendo la zona ricoperta di guano.




mercoledì 24 maggio 2017

Erba viperina in dialetto salentino sucamèle

Sucamèle1: erba viperina (echium vulgare).
Il termine risulta composto da "suca" (V) (succhiare) e "mele" (V) (miele).
(la voce V sta ad indicare che il termine tra virgolette sul dizionario è provvisto di etimologia).
Lo scritto sottostante è preso dal sito actaplantarum. org.
“solo ricorrendo alla tradizione della “dottrina della segnatura” si riesca in qualche modo a capire perché alla pianta è stato dato il nome di Echium. Il termine deriva dal greco echis” = “vipera” da qui la tradizione popolare in “erba viperina” quale collegamento delle antiche pratiche mediche.
Nella medicina popolare vengono usate sia le radici che le foglie come emollienti, espettoranti e contro la tosse. E' specie mellifera. Secondo alcuni antichi erboristi l'infuso di semi di echium vulgare scaccia la malinconia ed è in grado di stimolare il flusso del latte nelle madri.
Dodoens ricorda e trascrive una leggenda in cui Nicandro e Alcibiade, essendo stati morsi da una vipera ed essendo a conoscenza delle proprietà di questa pianta, la masticarono, inghiottendone i succhi, il resto della poltiglia lo misero sulla ferita inferta dalla vipera e in tal modo guarirono”.
(da, actaplantarum.org)
Foto del 24.5.2017 scattate dal sottoscritto