ETIMOLOGIA
E FILOSOFIA A CONFRONTO
Come
può nascere una parola e quale può essere la sua evoluzione nel
tempo
Così,
per caso, ho preso in esame il termine dialettale
'Şciù',
giogo, attrezzo usato per tenere due animali (buoi in particolare)
uniti per
la
trazione. La cediglia sotto la s
di
'şciù'
sta ad indicare un suono debole e non sibilante della lettera s.
Consultando il dizionario di Lorenzo Rocci trovo ζυγόν (zygòn)
giogo, ciò che unisce due cose, la cosa accoppiata. Per quanto
riguarda però la struttura della parola c'è qualcuno che non è
d'accordo. Platone (sec. IV a.c.) nel suo libro Κρατύλος
(cratylos) Cratilo, là dove parla del linguaggio dice che il termine
ζυγόν non chiarisce il senso della parola, cioè non spiega il
concetto del termine nella sua fattispecie ribadendo invece
l'
esattezza del termine δυογόν (dyogòn) in quanto comprensivo di
δύο (due) e αγωγή (agoghè) trasporto, i quali danno il
risultato di un'azione palesemente comprensibile. Una coppia che
trasporta tenuta insieme da un meccanismo (il giogo). Perché allora
δυογόν è diventato ζυγόν?
Analizzando
il termine si
nota subito la variazione nella prima parte di
δυο
in ζυ.
Quale la considerazione: 1. δυο
sono tre lettere, ζυ
sono due lettere; 2. la parola potrebbe essere stata interpretata e/o
udita come ζυ.
I numeri 1 e 2 non sono casuali ma hanno carattere comune fra le
popolazioni.
Vi
racconto un fatto. Negli
anni '60, frequentavo le scuole superiori, rimpatriò nel mio paese
dagli U.S.A. un anziano emigrante il quale tornava nella sua terra
per trascorrere gli ultimi anni della sua vita; il suo nome era
Michele, ma fu subito denominato 'u mmericanu'. Spesso noi
adolescenti ascoltavamo i suoi discorsi sulla vita
passata in America e quando pronunciava qualche parola in Inglese
aveva una dicitura tutta particolare. Ricordo in particolare il nome
del presidente Roosvelt che egli pronunciava
Roseverde. Io che conoscevo un pò di Inglese per averlo studiato a
scuola mi mettevo a ridere, però ora mi chiedo: perché si esprimeva
così? Ai suoi orecchi arrivava questo suono? Lo aveva ascoltato così
da un altro italiano suo pari o forse lo accomunava a qualche parola
di sua conoscenza? Non ricordo se era totalmente analfabeta o
semianalfabeta, comunque entrambe le
condizioni
erano
necessariamente
preposte a variazioni di inquinamento dei termini:
Roseverde, Broccolino
(Brooklyn) e quant'altro. Platone
sposta in seguito, per così dire, l'obiettivo, prettamente più
filosofico, verso termini come δεόν (deòn), doveroso,
αγαϑός
(agatòs) il buono, ma tutto ciò esula dai nostri parametri.
Torniamo
al nostro 'şciù',
Latino iugum, Greco ζυγόν,
Sanscrito yogàm. Il salentino 'şciù',
contemplando le popolazioni latine e greche ha un'origine latina o
greca? La prima considerazione che viene in mente è che facendo il
Salento parte della Magna Grecia abbia originariamente avuto più
pertinenza
con il popolo greco.
Prendendo
dunque in considerazione ζυγόν
e δυογόν
e
considerando ζυγόν
come derivazione di δυογόν
parola
composta da ζυ,
variazione di δυο
e γόν
variazione di
αγωγή,
ne
viene che sopprimendo la seconda parte del termine γόν
resterebbe
ζυ
(lettura ziù)
che
con la variante della lettera z in sc + u avremmo scu, con
la lettura della iupsilon greca
che nel suono fa entrare la vocale i.
ζυ
per altro
nulla toglierebbe al senso in quanto già lo si conosceva quando era
nella sua interezza
divenendo
semplicemente un accorciativo,
nella stessa maniera che da fratello sopprimendo 'tello' rimane
'fra'. In conclusione 'şciù'
potrebbe
essere
una variante del greco ζυγόν
secondo quanto sopra esposto.